Assemblea commercialisti, basta compensi irrisori per intermediazione telematica

Roma, 25 maggio 2011 ? Un lavoro di front office telematico ormai insostituibile per la pubblica amministrazione, ma con costi pesantissimi per gli studi professionali, specie quelli più piccoli, a fronte di compensi spesso pari a zero. E' il quadro descritto dall'indagine dell'Istituto di ricerca dei commercialisti (Irdcec) svolta su un campione di 6.200 iscritti alla categoria (quasi il 6% del totale) relativa all'informatizzazione degli studi professionali, presentata oggi a Roma nel corso dell'Assemblea nazionale dei professionisti economici. Secondo l'indagine, a pesare sui bilanci degli studi dei commercialisti sono innanzitutto i costi annui mediamente sostenuti per le licenze d'uso dei software. Costi inferiori a 2.500 euro solo per il 29,4% degli studi, compresi tra 2.500 euro e 5.000 euro per il 35,6% e superiori a 5.000 euro per il restante 35,%. A ciò va aggiunto che il 73,9% degli studi sostiene costi di adeguamento delle licenze d'uso software per assolvere a nuovi adempimenti tributari e/o previdenziali. Software indispensabili per effettuare gli invii telematici. I commercialisti, del resto, sono oltre il 50% dei soggetti accreditati per l'accesso al Servizio telematico dell'Agenzia delle Entrate. Proprio a favore di quest'ultima, secondo i dati dell'indagine, gli invii sono ogni anno meno di 100 per il 29,8%, degli studi dei commercialisti, tra 100 e 250 per il 25,5%, tra 250 e 500 per il 22%, oltre 500 per il 22,7%. Gli invii a favore dell'Inps sono meno di 100 per il 76,8%, tra 100 e 250 per il 11,1%, tra 250 e 500 per il 6,2%, oltre 500 per il 5,9%. Quelli a favore del registro delle imprese sono meno di 100 per l'80,5%, tra 100 e 250 per il 14,3%, tra 250 e 500 per il 3,7%, oltre 500 per l'1,5%. Gli invii all'Inail, infine, sono meno di 100 per il 70,2%, tra 100 e 250 per il 13,9%, tra 250 e 500 per il 14,5%, oltre 500 per l'1,4%.